martedì 21 aprile 2009

La crisi finanziaria non è finita

Ironicamente, il giorno dopo che Tremonti ha dichiarato che il peggio della crisi è passato, le borse segnano una giornata decisamente negativa. Per la cronaca, va evidenziato che il Ministro dell'Economia non ha detto che la crisi è finita, ma ha fondamentalmente ripreso il concetto che si sta peggiorando più lentamente. Un elemento certamente importante, ma che certamente non vuol dire che la crisi sia finita. Per quanto sia comprensibile la volontà di creare aspettative positive.

Perché se è vero che si sta "peggiorando più lentamente", ci sono diversi elementi della situazione attuale che lasciano perplessi. Già, perché buona parte degli interventi "a sostegno della finanza" finora adottati possono pessimisticamente essere riassunti in pochi punti:

* Modifica delle regole contabili, in modo da consentire la sopravvalutazione di titoli di dubbio valore (e ridurre la loro circolazione sul mercato). A questo proposito va ad esempio detto che 2,5 miliardi di dollari dei profitti segnati da Citigroup nel primo trimestre 2009 sono dovuti all'applicazione di regole contabili che permettono di segnare un risultato positivo quando i propri titoli si svalutano sul mercato (e cioè, quando il mercato percepisce un aumento dei rischio), sulla base del fatto che -- nell'ipotesi che la banca ricomprasse i propri titoli sul mercato -- potrebbe risparmiare.
* Introduzione di meccanismi che fanno assumere ai "titoli tossici" prezzi di mercato maggiori di quelli "naturali".
* Svalutazione di fatto della moneta, che aumenta il valore nominale (ma non quello reale) dei titoli.
* Produzione di diverse problematiche di moral hazard.

Una visione certamente negativa (qualcuno potrebbe forse dire eccessivamente), che però ha più di un fondamento e che difficilmente fa venire voglia di dire che "i problemi sono stati risolti".

Prendiamo il mercato del credito: è vero che ha avuto una ripresa, ma non si può trascurare che questa è dovuta alla garanzia governativa introdotta. Se si tiene conto di questo elemento, e della maggiore affidabilità che questa garanzia dovrebbe -- appunto -- garantire, la ripresa è piuttosto modesta, come evidenzia anche un grafico del New York Times.

Insomma, certamente non bisogna farsi prendere dal panico (ma questo, neppure prima...), però bisogna essere consapevoli che la strada è ancora lunga. Il problema rimane piuttosto la mancanza di trasparenza del sistema finanziario e soprattutto "para-finanziario". Anche Zandra di ABI stessa ha evidenziato recentemente come sia un'anomalia che ancora oggi, a quasi due anni da quando il problema è stato evidenziato per la prima volta, non sia ancora chiaro quanti titoli tossici ci siano in circolazione.

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