lunedì 16 marzo 2009

Triora la città delle streghe

Il nome Triora, deriva dal latino “Tria Ora” le tre latranti bocche di Cerbero, il mostruoso cane infernale, che domina lo stemma comunale. Dall’anno 1000, il borgo arroccato su di un monte, in posizione strategica, venne racchiuso da mura per fare fronte a eventuali scorrerie dei Mori.

Dal 1260, divenuta giurisdizione di Genova, fu rafforzata ulteriormente nella struttura di difesa: fu costruito un castello a torre circolare e un fortino (dove oggi è situato il cimitero).

Il nome Triora, nella storia rievoca echi malefici e oscuri: la sua fama nasce dal segno indelebile della sofferenza, che la “caccia alla streghe” ha lasciato nella memoria dei suoi abitanti. Oggi le streghe non esistono più. Continuano a sopravvivere nei gesti, nella quotidianità tra le strette vie del borgo, fino giù in fondo alla foresta, alla Cabotina, dove danzavano con il diavolo.

Ancora oggi infatti, presso la Cabotina, casolare abbandonato dall’aspetto terribilmente tetro, considerato dimora delle streghe, si dice si sentano grida gutturali e pare che una luce soffusa, cosparga la zona, dipingendola di un aspetto ancor più sinistro.

A Triora, spesso le streghe furono soltanto povere donne affette da patologie del sistema nervoso, che con il loro comportamento inconsueto, destavano timore agli occhi degli ignoranti. Così per centinaia di anni la paura, unita al fanatismo religioso, trovò sfogo nella tortura e nella condanna al rogo di queste sventurate creature.

Si è ipotizzato anche che ci fosse della segala cornuta nella farina usata per fare il pane: l’acido lisergico usato per l’impasto, avrebbe dato origine a disturbi psicopatologici in queste donne, accusate di svolgere atti di stregoneria. Altre volte, più semplicemente, persone perfettamente sane, vennero accusate di praticare riti di magia nera.

Addirittura a Triora, quando alla fine dell’estate del 1587, il benessere del borgo fu interrotto da una devastante carestia, ciò fu considerato opera dei diabolici poteri, di cui erano dotate le streghe e numerose denunce anonime arrivarono al parlamento cittadino.

Così trenta donne furono incarcerate, processate e condannate a morte dall’Inquisizione, e quelle che non morirono sotto tortura, vennero arse sul rogo.

Nonostante sia stato allestito un piccolo museo etnografico e della stregoneria, l’argomento streghe rimane un tabù. Negli occhi dei suoi abitanti, si scorge una paura buia.

Questo fa sospettare che la verità sia ancora più cruda è come se custodissero nella propria memoria un dolore così grande, che solo il silenzio può esprimere pienamente.

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