venerdì 3 luglio 2009

Specie animali, verso l’estinzione di massa

Specie animali, verso l’estinzione di massa


«A causa del mutamento climatico rischiano di sparire un terzo degli anfibi e un mammifero su quattro. E i nostri dati sono fortemente sottostimati». —
Un mammifero su quattro rischia di estinguersi, così come un terzo degli anfibi e un ottavo degli uccelli. La crisi della natura è peggiore di quella dell’economia, avverte l’Iucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, che ha pubblicato ieri l’ultima edizione della Red List, la Lista rossa delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione o ad alto rischio.
Un catalogo di quasi 45mila voci che comprende anche la black list delle specie definitivamente scomparse, fra quelle conosciute e catalogate. Un libro dei ricordi con 869 ritratti, contro i 784 disegnati dal rapporto pubblicato nel 2004. «Ma questo non significa che abbiamo la certezza che in questi quattro anni siano scomparse 85 specie. La Lista rossa ha preso in considerazione anche dati che prima non si avevano», spiega a Terra Sarah Horsley, rappresentante dell’Iucn.
La certezza invece non manca sulle specie che ora, in questi anni, stanno toccando la soglia del non ritorno: quasi 17mila sulle 45mila prese in esame, il 40 per cento circa del totale tra alberi, insetti, pesci, uccelli, fiori, piante, mammiferi. La lista dell’Iucn analizza solo il 2,7 per cento delle specie che si calcola popolino il nostro pianeta: il calcolo del rischio - per l’organizzazione mondiale - «è quindi fortemente sottostimato, ma fornisce una fotografia efficace di quello che sta accadendo a tutte le forme di vita sulla Terra».
E quello che sta accadendo sembra essere una vera e propria creazione alla rovescia, il sogno di una divinità distruttrice. In Europa sta arrivando al capolinea il 38 per cento delle specie dei pesci d’acqua dolce. L’antica ricchezza degli ecosistemi acquatici si sta trasformando in un problema, come spiega chiaramente l’Istituto: «L’alto livello di connettività dei sistemi d’acqua dolce, che permette all’inquinamento e alle specie invasive di diffondersi rapidamente sono le cause dell’alto livello di rischio».
Ma se i fiumi, le vene del living planet, portano veleno nel sistema, gli oceani rappresentano in questo momento l’ecosistema che sta correndo il più grande pericolo. Il rapporto, infatti, dimostra che una grande quantità di specie marine sta subendo l’impatto «dell’eccessivo sfruttamento delle risorse di pesca, del cambiamento climatico, delle specie invasive, dello sviluppo costiero e dell’inquinamento». Sei specie di tartarughe marine su sette totali sono minacciate di estinzione, così come almeno il 17 per cento delle specie di squali e razze, a dimostrazione del fatto che il predatore più efficiente è sicuramente l’umanità nell’era delle macchine.
Se ne sta andando il 27 per cento degli 845 coralli che formano le barriere, ma un altro 20 per cento se la passa molto male e per un ulteriore 17 per cento non ci sono dati disponibili. Gli uccelli marini stanno peggio di quelli terrestri: a essere minacciati di estinzione sono il 27,5 per cento contro il 12 delle specie di terraferma. «La vita sul nostro pianeta sta correndo un serio pericolo - avverte l’Iucn - nonostante l’impegno preso dai leader mondiali di invertire il trend».
Tra gli obiettivi della comunità internazionale c’era quello di ridurre la perdita di biodiversità nel 2010: non si trattava di una promessa di stringente portata, visto che non fissava un obiettivo quantificabile. Ma il rapporto dell’Iucn dimostra che «il target del 2010 non sarà raggiunto ». Per la distruzione degli habitat, per lo sfruttamento intensivo di tutte le risorse naturali, ma anche per effetto del cambiamento climatico che continua ad avanzare.
Secondo il rapporto dello Iucn, «una significativa percentuale delle specie attualmente non minacciate da estinzione sono sensibili al cambiamento climatico». Un pacchetto che include il 30 per cento degli uccelli, il 51 per cento dei coralli e il 41 per cento degli anfibi, nuova frontiera annunciata dell’estinzione di massa. «C’è ancora molta strada da fare per invertire la rotta», avverte il vicedirettore del Programma Specie dell’organizzazione, Jean-Christophe Vié.
«È ora di riconoscere che la natura è la più grande azienda della Terra, che lavora a beneficio del 100 per cento dell’umanità e che lo fa gratuitamente. I governi dovrebbero porre il massimo sforzo per salvarla, come fanno per salvare i settori economici e finanziari».
Uno sforzo necessario non solo per motivi ideali: «Si pensi alla pesca senza pesce, all’industria del legno senza alberi, al turismo senza barriere coralline, alle coltivazioni senza insetti impollinatori. Si immagini il danno alle nostre economie e alle nostre società. Tutte le piante e gli animali che popolano la Terra hanno un ruolo specifico e contribuiscono all’alimentazione, alla medicina, all’ossigeno, all’acqua pura, all’impollinazione, alla cattura del carbonio e alla fertilità del suolo. Le economie mondiali sono totalmente dipendenti dalla diversità delle specie»...Vai al portale degli animali

Da Terranews

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